Policoro

DI

 Domenico Pagano

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Dove un limpidissimo mare cristallino attira ogni anno migliaia di turisti,dove i raggi incandescenti del sole illuminano i resti di una antica città,dove si può ammirare una natura incontaminata,si trova la città di Policoro,erede dell’antica città di Heraclea

Essa fu fondata dalle colonie greche di Taranto e Thurii nel V secolo a.C. sulle rovine dell’antica Siris,città fondata dai colofoni intorno al 680 a.C.,e distrutta da una coalizione achea nel IV secolo a.C.

Ebbe un grandissimo sviluppo economico e politico,tant’è vero che divenne sede della lega Italiota.

Presso Heraclea si svolsero numerose battaglie,tra le quali la più importante fu certamente quella combattuta nel 280 a.C. fra Pirro e i romani.

Alla fine del III secolo a.C decadde,divenendo poi nel 90 a.C. sede di un municipio romano e nell’età tardo-romana,probabilmente in seguito ad una forte crisi economica,venne quasi completamente abbandonata,trasformandosi in una immensa palude portatrice di malaria.I pochi abitanti sopravvissuti nel periodo medievale costruirono un nuovo insediamento,chiamandolo Policoro che in greco significa territorio ampio.

Nonostante siano passati circa ventiquattro secoli dal suo decadimento,oggi abbiamo parecchie testimonianze di questa città,la maggior parte delle quali conservate nel Museo della Siritide:basti pensare che il quartiere artigianale eracliteo è uno tra i quartieri greci meglio conservati nel tempo.Qui sono stati ritrovati oggetti di culto,come statuette,matrici e quadretti votivi che ci dimostrano come le divinità più adorate dagli eraclitei fossero Zeus,Atena,Artemide ed i Dioscuri.Soprattutto nelle statuette e nei pinakes votivi è evidente una influenza artistica tarantina.

Nella necropoli di Heraclea è stata trovata una tavola chiamata "del Pittore di Policoro" contenente stupendi vasi e figure rosse di questo pittore del V secolo a.C. rappresentanti scene ispirate alla mitologia greca e soprattutto alla tragedia euripidea.

Tra le statuette ritrovate nei corredi tombali del IV secolo a.C. quelle più importanti sono:quella raffigurante una vecchia tessitrice,quella raffigurante un uomo dai caratteri negroidi e quelle riguardanti il teatro.Vi sono infatti maschere risalenti alla commedia fliacica.

Tra i vasi,frequenti sono quelli raffiguranti scene di toilette femminile.

Da citare,infine,alcuni specchi bronzei e oggetti aurei con lavorazioni in filigrana.

Ubicato sul terrazzo sottostante la collina vi era il santuario di Demetra,di cui il Museo Nazionale della Siritide presenta una ricca documentazione ,come laminette di bronzo con dedica a Demetra,statuette e vasetti votivi,monete di grande importanza numismatica.

Il museo della Siritide,che quest’anno festeggia 40 anni di vita,presenta anche reperti archeologici della madre di Heraclea:Siris.

Tra i materiali riguardanti Siris,spiccano sicuramente quelli ritrovati nella necropoli di un insediamento fortificato greco-orientale,dove sono state ritrovate anfore greche risalenti al VII secolo a.C.,riutilizzate per contenere le ceneri dei defunti,coppe per bere e piccoli recipienti per unguenti,utilizzati entrambi nei riti funebri.

Vi sono anche sepolture degli indigeni di Policoro.

Bellissima una deimos,ritrovata in un’altra tomba arcaica,che raffigura due cavalli,uno di fronte all’altro,divisi da un tripode,che costituisce uno tra i più antichi reperti dell’artigianato magno-greco.

Nel museo della Siritide vi è anche materiale archeologico preistorico e medievale.

Non manca poi quello proveniente dalle vallate interne di Policoro.

Ad Anglona è stata infatti ritrovata in una tomba un’olla indigena risalente alla fine dell’VIII secolo a.C.,sulla quale sono rappresentate figure umane stilizzate,mentre ad Armento è stata scoperta una tomba appartenente ad un guerriero indigeno del VI secolo a.C.,contenente una armatura da parata di tipo greco.

In questo Museo vi sono anche diapositive di reperti ritrovati a Policoro,ma conservati presso i musei di Monaco e di Londra.Il Museo della Siritide,ubicato nel Parco archeologico di Heraclea e in via di ampliamento,non presenta solo la storia di Policoro:presenta anche una ricca riflessione sulla storia della Basilicata e sul rapporto antico tra uomo e territorio.Vengono analizzate,inoltre,le diverse attività svolte dagli antichi abitanti.

Ad esempio,sulla strada per Pisticci sono state ritrovate due tavole conservate oggi presso il Museo Archeologico di Napoli,che contengono,in dorico e latino,le famose leggi agrarie,tra cui la Lex Iulia Municipalis,relative all’organizzazione e alla gestione dei territori sacri pertinenti ai santuari di Demetra e Dionisio.

Il perchè il Museo della Siritide non abbia l’importanza meritata è da ricercare nella non facile raggiungibilità e nello scarso marketing.

Oltre al museo,Policoro possiede uno splendido mare,che è stato premiato con la bandiera blu per la sua limpidezza,il Bosco Pantano e il Castello Baronale .

 

Il Bosco Pantano rappresenta ciò che resta dei boschi Pantani di " Soprano" e "Sottano".

Fino a pochi anni fa il bosco oltrepassava i confini di Policoro per estendersi nel Comune di Rotondella con il nome "Della Rivolta ".Oggi purtroppo questo bosco è stato trasformato in zona agricola.

Nel 1971 il bosco Pantano si estendeva in 550 ettari di terreno,oggi diminuiti per l’avanzamento dei terreni agricoli.L’altitudine dell’intera area è compresa tra il livello del mare e 5 m. s.l.m.

Oasi del WWF,questo bosco è oggetto di interesse ecologico, scientifico,paesaggistico e culturale.

In esso sono presenti alberi,anche antichi,di molte specie diverse,aree palustri e la foce del Sinni.

Il Bosco Pantano,inoltre,è molto vicino alla foce dell’Agri.Moltissime le specie di uccelli da cui ogni anno viene "visitato".

Esso,infatti,offre le condizioni adatte alla sosta ed al transito di molti pennuti,tra i quali i più belli e rari sono sicuramente il martin pescatore,l’airone cinerino e la garzetta.

Il martin pescatore è un uccello dal capo molto grosso che ha uno stupendo piumaggio di brillantissimi colori,un ciuffo di penne nere,un lungo becco e la coda molto corta.Si nutre di animaletti acquatici.La sua stranezza è quella di nidificare in una lunga galleria che scava con becco e zampe lungo gli argini dei fiumi.

L’airone cinerino è un uccello che vive generalmente sugli alberi o nei canneti.Esso presenta un piumaggio di color grigio cenere sul dorso e bianco sotto,un ciuffo nero con riflessi azzurri che gli spunta dal capo,un lungo collo ed un becco leggermente curvo che utilizza per pescare nei bassi fondali delle acque stagnanti i pesciolini di cui si nutre.

I pesci sono il piatto preferito anche della garzetta,che è chiamata pure airone bianco minore,la quale vive in acque fluviali poco profonde e nelle bassi paludi.Ha un piumaggio che varia in base alle stagioni: d’estate ad esempio sfoggia elegantissime piume bianche.

Sempre per quanto riguarda la fauna è da citare la presenza della caretta caretta,una rara tartaruga marina che ha una rigida corazza color bruno detta carapace.Essa è formata da scudi marroni nella parte superiore e da un piastrone giallastro nella parte inferiore.

La caretta caretta è una tartaruga che può superare facilmente il metro di lunghezza e che può arrivare a pesare fino a due quintali.Il suo pasto preferito sono le meduse,ma si nutre anche di granchi e molluschi.Il posto che preferisce per deporre le uova è tra le dune lungo la riva.

Bellissima,ma quasi invisibile visto che misura solo tre centimetri, la rosalia alpina,un insetto appartenente alla famiglia dei cerambici.Di colore celeste con macchie parallele nere è il simbolo del Bosco Pantano.

Per quanto riguarda la flora si può dire che tra gli alberi vi si trovino in maggioranza olmi, ontani neri, salici bianchi e neri,pioppi bianchi e neri,tamerici e frassini.

I frassini raramente crescono nei caldi terreni dell’Italia meridionale.

Il perchè crescano nel Bosco Pantano è probabilmente dovuto al fatto che esso è molto irrigato.I frassini possono raggiungere i quaranta metri d’altezza,sono particolarmente importanti per l’industria mobiliera in quanto privi di nodi e sono utili anche per la cura di febbri e reumatismi.

Gli olmi,non molto alti nel Bosco Pantano,hanno un brillante colore verde,grosse foglie lucidissime ed un sottile fusto.Da essi si ricava legno per fabbricare attrezzi agricoli e sono molto spesso usati per sostenere i filari delle viti.Nel bosco vi sono anche il lentisco ed il ginepro coccolone.

Il lentisco è un arbusto sempreverde da cui si ricava una resina speciale utilizzata in profumeria o per aromatizzare i vini, dalle bacche o coccole del ginepro, sempreverde con foglie ad ago, si ricava il gin, noto liquore.

Oltre al Museo della Siritide ed al Bosco Pantano,Policoro possiede anche un bellissimo castello baronale,edificato nei primi dell’XI come casale fortificato.

Nel XIII secolo vi risiedette Federico II di Svevia che vi radunò i feudatari per una spedizione punitiva in Sicilia.

Vi soggiornò anche Carlo III di Borbone.

Nel corso della sua esistenza è stato spesso modificato e ampliato,nel 1600 è divenuto "Convento Gesuitico",con i nobili di Gerace è diventato Palazzo Baronale.

 

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